L'ACCADEMIA DELLA CRUSCA CONTRO L'IMPOSIZIONE AUTORITARIA E IDEOLOGICA DELL'USO FORZATO DEL FEMMINILE
Da: Andrea Giostra
Finalmente l’Accademia della Crusca si pronuncia contro l’imposizione autoritaria e ideologica dell’uso forzato del femminile, degli asterischi e dello schwa!
L'Accademia della Crusca, con una relazione di Claudio Marazzini, pubblicata il 10 maggio 2024 nel suo sito pubblico, prende posizione ufficiale e si oppone drasticamente e senza lasciare alcun dubbio su come deve essere usata correttamente la lingua italiana. La posizione dell’Accademia della Crusca è contro l'imposizione ideologica e forzata dell'uso del femminile, degli asterischi e dello schwa di chi, con prepotenza e ignoranza linguistica cerca e ha cercato in tutti i modi in questi ultimi anni di imporre parole al femminile, di utilizzare gli asterischi o di utilizzare lo schwa!
L'Accademia della Crusca definisce che questo è un uso assolutamente errato e che non ha nulla a che fare con il corretto uso lingua italiana.
Tutti coloro che fanno o hanno fatto questo – sottolinea la relazione dell’Accademia della Crusca - spesso abusando del potere della loro posizione istituzionale o accademica e mettono in atto una “procedura frutto di autoritarismo linguistico”.
Claudio Marazzini è Presidente onorario dell'Accademia della Crusca e Professore emerito di storia della lingua italiana dell'Università del Piemonte Orientale, e con la sua relazione ha dato chiare risposta alle richiesta pervenute all’Accademia della Crusca in merito al disegno di legge - ormai ritirato e bollato come iniziativa personale - che era stato presentato dal senatore leghista Manfredi Potenti (“Disposizioni per la tutela della lingua italiana, rispetto alle differenze di genere”) che chiedeva di vietare l'uso scritto, negli atti pubblici, di parole come “sindaca”, “questora”, “avvocatessa” e anche “rettrice”.
La relazione di Marazzini sottolinea e chiarisce definitivamente (lo speriamo tutti coloro che amiamo davvero la lingua italiana!) che quest’uso è semplicemente prepotente autoritarismo linguistico di alcuni soggetti che vestono posizioni estremiste e ideologiche, spesso di matrice politica, che quest’uso nulla ha a che fare con l’uso corretto della lingua italiana. Questi soggetti, conclude l’Accademia della Crusca, sono i veri nemici della lingua italiana!
Ma per fare qualche piccolo approfondimento sull’uso corretto della lingua italiana (cfr. articoli richiamati a piè di pagina) , è risaputo che tra la lingua parlata e la lingua scritta c’è uno stretto rapporto fissato e consolidato da una tradizione linguistica centenaria, se non millenaria, che viene modificata nel tempo e naturalmente dalla collettività (il popolo, i cittadini, le persone di tutte le culture ed estrazioni sociali e culturali che abitano quella nazione, quello stato, quel territorio…), e questa evoluzione avviene lentamente e gradualmente negli anni (a causa delle svariate, molteplici e inevitabili influenze linguistiche). Questo rapporto, tra il parlato e lo scritto, non può essere modificato o attaccato semplicisticamente e a piacimento da un gruppo di persone (una sparuta minoranza nel nostro caso!) che a tavolino, per posizioni esclusivamente ideologiche, decidono per tutti (il popolo, i cittadini, gli abitanti di quella stato, di quella nazione…) come si deve parlare, come si deve scrivere e come si devono usare alcune parole che sempre loro hanno scelto.
Tra l’altro, come scrive l’Accademia della Crusca, alcuni di questi avventurieri linguistici che hanno posizioni di rappresentanza istituzionale o accademica, anche di rilievo molto importante, hanno iniziato a fare degli esperimenti, seppure in rari casi, «intaccando la lingua giuridica, burocratica o amministrativa, ben diversa dalla lingua comune e anche da quella letteraria. È nostra ferma opinione – scrive a tal proposito l’Accademia della Crusca - che la lingua giuridica e burocratica non sia sede adatta per sperimentazioni innovative che portano alla disomogeneità e compromettono la lineare comprensione dei testi.»
Da questa prospettiva possiamo certamente scrivere che le persone che fanno queste operazioni linguistiche attentano all’uso corretto della lingua italiana e creano i presupposti perché testi scritti che dovrebbero essere chiari e inequivocabili nel loro significato giuridico e burocratico, possano invece essere oggetto di incomprensione, di confusione e di non chiarezza: dei veri e propri eversori e nemici giurati della lingua italiana!
A questo si aggiunge poi la profonda ignoranza dei rappresentati di queste posizioni ideologiche e autoritarie che confondono il “Genere naturale” con il “Genere grammaticale”:
Scrive a tal proposito l’Accademia della Crusca: «Per impostare correttamente la questione dobbiamo dire subito che il genere grammaticale è cosa del tutto diversa dal genere naturale. Lo rilevavano nel 1984, a proposito del francese, Georges Dumézil e Claude Lévi-Strauss, incaricati dall’Académie Française di predisporre un testo su “La féminisation des noms de métiers, fonctions, grades ou titres” (‘la femminilizzazione dei nomi di mestieri, funzioni, gradi o titoli’). Non entriamo qui nella tematica della distinzione tra sesso biologico e identità di genere, su cui torneremo, almeno marginalmente, più oltre; ci limitiamo a ricordare che negli studi di psicologia e di sociologia il genere indica l’“appartenenza all’uno o all’altro sesso in quanto si riflette e connette con distinzioni sociali e culturali” (questa la definizione del GRADIT); … Che il genere come categoria grammaticale non coincida affatto con il genere naturale si può dimostrare facilmente: è presente in molte lingue, ma ancora più numerose sono quelle che non lo hanno; può inoltre prevedere, nei nomi, una differenziazione in classi che in certi casi non sfrutta e in altri va ben oltre la distinzione tra maschile e femminile propria dell’italiano (dove riguarda anche articoli, aggettivi, pronomi e participi passati) perché, oltre al neutro (citato in molte domande pervenuteci, evidentemente sulla base della conoscenza del latino), esistono, in altre lingue, vari altri generi grammaticali, determinati da criteri ora formali ora semantici; infine, come avviene in inglese, può limitarsi ai pronomi, senza comportare quell’alto grado di accordo grammaticale che l’italiano prevede.»
Su questo punto non occorre aggiungere altro se non confermare – come scrive tra le righe l’Accademia della Crusca - che questi soggetti sono persone dichiaratamente ignoranti, ovvero, che non conoscono e non hanno mai studiato la grammatica e la linguistica (la scienza che studia sistematicamente il linguaggio) della lingua italiana.
Le prepotenti forzature dei rappresentanti di queste posizioni linguistiche ideologiche:
«Poco tempo fa un rettore ha introdotto ufficialmente il femminile sovraesteso nel regolamento del suo ateneo: ha abolito il maschile “rettore”, lasciando sopravvivere solo “rettrice”. Mi pare che nessuno l'abbia obbligato a correggere una simile forzatura, che meritava come minimo un'interrogazione parlamentare - scrive Marazzini - In molti atenei già le autorità accademiche impongono ai docenti l'abbandono del maschile non marcato, e pretendono l'uso obbligatorio di asterischi e schwa. Per fermare queste imposizioni non si muove nessuno (basterebbe un richiamo del ministero).»
Per Marazzini, proprio per chiarire queste questioni in modo definitivo non lasciando spazio a interpretazioni facinorose e da ignoranti di linguistica, sarebbe stato utile - prima di lanciare proposte inapplicabili e chiaramente scorrette che attentano all’uso corretto della lingua italiana, come gli stessi esponenti della Lega hanno dovuto riconoscere di fatto con la marcia indietro - leggere i consigli dell'Accademia della Crusca, in particolare quelli diretti al Comitato pari opportunità della Corte di Cassazione.
Per Marazzini l'autoritarismo linguistico apre la via ai fautori del femminile sovraesteso, ai fanatici di schwa e asterischi, che si vorrebbero “presentare al mondo come custodi della libertà democratica” mentre in realtà non sono altro che rappresentanti di posizioni autoritarie e ideologiche che non hanno alcun fondamento nell’antichissima scienza della linguistica.
I veri nemici della lingua italiana e dell’uso democratico della lingua scritta e parlata sono proprio queste persone, che si vorrebbero presentare al mondo come paladini della libertà e sostenitori della democrazia, e invece non sono altro che prepotenti fautori dell'autoritarismo linguistico!
Non credo occorra aggiungere altro, se non proporvi di guardare un bellissimo cortometraggio di un geniale gruppo di attori e artisti italiani, italiani veri, loro sì!
"Questo Natale fatevi i cazz* vostri!" de "Le Coliche", da vedere assolutamente:
PER APPROFONDIMENTI SUL TEMA:
Mettiamo tutto e tutti al femminile?
(da Accademia della Crusca):
Un asterisco sul genere
(da Accademia della Crusca):
A cura di: Angela Kosta Direttore Esecutivo della Rivista MIRIADE giornalista, poetessa, saggista, editore, critica letteraria, redattrice, traduttrice, promotrice