Carmen Lasorella (A cura di Angela Kosta)

Carmen Lasorella (A cura di Angela Kosta)
Cefalù
Carmen Lasorella al teatro Cicero
Presentato il suo romanzo “Vera”

 
Nel quadro degli appuntamenti della serie “Voci di donne dal Mediterraneo”, lo scorso 9 maggio, al teatro Salvatore Cicero, si è registrata la presenza della nota giornalista televisiva Carmen Lasorella, autrice del romanzo Vera e gli schiavi del terzo millennio, presentato in quella occasione da Santa Franco, Cettina Militello e Clara Aiosa. Presenti tra il pubblico il sindaco Tumminello, che ha dato i saluti iniziali, e l’assessore alla Cultura Antonio Franco che ha chiuso l’incontro con i ringraziamenti all’ospita e alle organizzatrici dell’evento. Interessante la discussione e gli approfondimenti con la partecipazione dell’autrice del libro che ha proposto, seppure in maniera romanzata, lo spinoso problema dell’emigrazione dai Paesi sottosviluppati e sotto dittatura.  
Carmen Lasorella denuncia il silenzio dell'Europa sugli schiavi del terzo millennio, appunto le migliaia di persone che sbarcano vive in Sicilia, che rincorrono i propri sogni. “Sogni e bisogni – afferma Lasorella – sono la stessa cosa”. Peccato che da anni su questi sfortunati esiste un lucroso e infinito gioco allo sfruttamento.
La giornalista sostiene che i business più grandi sono l'energia, la sanità e, appunto, l'emigrazione. Il romanzo che ha scritto non è contaminato da stile e contenuto giornalistici, ma la lunga esperienza di Carmen Lasorella come prestigiosa corrispondente nei Paesi di guerra le ha permesso di acquisire conoscenza diretta di tragedie, scandali e ingiustizie che sono serviti alla propria formazione di giornalista, la prima donna inviata RAI nei vari fronti. 

A quanto pare Carmen Lasorella non si è fermata nella sua attività giornalistica e nel suo impegno. “Occorre camminare, andare, perché ci serve a rincorrere l'utopia”, questa frase detta sul palco dinanzi al pubblico la dice lunga sulla sua resistenza di questo autorevole personaggio dell’informazione internazionale.
Carmen, il tuo libro è frutto più di fede religiosa o di senso della giustizia?
La seconda che hai detto.
Giornalismo per missione e per lavoro, quale il più autentico?
Fare buon giornalismo che risponda a una missione, se diventa un lavoro sono gli effetti collaterali, sono condizioni proprie di un mestiere appassionante, trascinante, nei confronti del quale il tempo ti può condizionare nella misura in cui ti viene più voglia, non è un lavoro che stanca.
Non ti sei mai pentita di fare la giornalista?
No.
La libertà di stampa in Italia. Può esistere veramente?
È diminuita in una maniera esponenziale. Il nostro è un Paese dove ci si autocensura in un modo smisurato e inaccettabile, dove il potere della politica interviene e condiziona con leggi che sono diventate un bavaglio per la stampa. Noi siamo diventati il Paese europeo al 49° posto in termini di qualità dell’informazione. Quindi c’è un peggioramento radicale, c’è poco rispetto di sé stessi e la categoria dei giornalisti è peggiorata.
Allora l'imparzialità e il distacco dai partiti per un giornalista oggi è possibile?
È sempre possibile. L’autorevolezza te la guadagni sul campo, non te la regala nessuno. Il rapporto coi partiti è un rapporto biologico che il lavoro richiede. Indro Montanelli mi diceva: “Io a pranzo coi politici non ci vado”.
Giampaolo Pansa ed Enzo Biagi, che oggi non sono più tra noi, per te cosa erano?
Due persone completamente diverse l’una dall’altra.
Hai apprezzato questi due noti giornalisti?

Pansa è stato sempre un uomo legato al mondo della politica e usava il suo mestiere nella direzione a lui congeniale, non perché qualcuno gli diceva di farlo, lui era uno spirito libero. Per quanto riguarda Biagi, io non ne sono stata una grande fan. Io credo nel ruolo sociale della scrittura, la vedo come un formidabile strumento che permette agli scrittori di raggiungere anche quanti sono restii a condividere e a partecipare. Quindi la scrittura può avere un impatto incredibile sulla gente, racconta il proprio tempo, entra nella società anche con il romanzo storico che preferisco tantissimo. A me piace la tensione sociale che può produrre la letteratura perché trovo che essa può interpretare il nostro tempo regalandoci delle emozioni.
Mi ha stupito comunque l’accoglienza di una casa editrice religiosa (Marietti 1820) che ha pubblicato il tuo libro…
Ha sorpreso anche me, non me l’aspettavo affatto. Il mio gancio è stata la teologa Cettina Militello, incontrata per caso a una festa di compleanno. Diverse altre case editrici a cui l’avevo proposto mi hanno detto che non potevano pubblicare il contenuto di questo mio libro.
 
A cura di Angela Kosta